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Quando entro a casa delle persone, cerco di farlo sempre in punta di piedi, come se fossi attenta a non svegliare nessuno. Ecco, un po’ è così, perché arrivo e magari il bimbo o la bimba sta riposando proprio ora. E non sa cosa l’aspetta!
Beh, se è per questo non lo sa nemmeno la sua mamma, che chiede in cosa può essermi d’aiuto e che succederà. Ma in fondo in fondo non lo so nemmeno io. So solo che bastano poche cose per creare un’atmosfera: una setola morbida e un goccio d’acqua. La sua mamma si sistema tra i cuscini soffici, sceglie un’immagine e inizia a guardare. Le linee scorrono sul pancione scoperto ma lei vede solo quelle in alto, lo schizzo sotto l’ombelico è un mistero, come da tempo lo sono anche le sue ginocchia quando è in piedi. Lei osserva ma il contatto con il colore è come una coccola, così si rilassa, racconta del compagno e dei parenti che riempiono di attenzioni, del parto che si avvicina, del fatto che non vede l’ora di poter sentire l’odore della sua creatura.
Intanto si rilassa, lei, mentre il piccolo all’improvviso da dentro inizia a farsi sentire. La mamma mi chiede come mi è venuta in mente questa idea e se io le rispondo, sono troppo vicina al pancione: le vibrazioni arrivano al bimbo e sente che si tratta di una voce nuova. Vuole partecipare pure lui alla conversazione. Vuole capire chi è che bussa sulla pelle, così si sposta a seconda di dove disegno e lo schizzo si anima, cambia forma. Ci scappa da sorridere.
Dopo un po’, è proprio inevitabile, anche alla mamma viene voglia di disegnare, come quando da piccole si voleva aiutare mamma a fare il ciambellone, però se le lascio il pennello si imbarazza un po’. Quando poi il disegno è finito, va in camera a cercare lo specchio per vedersi per intero, chiede se i colori sono lavabili ma solo perché in fondo dispiace a lei – come a me – che l’esperienza si sia già conclusa.
Mentre vado via qualche calcetto mi ricorda che, è bene sottolinearlo, si è trattato di un disegno fatto a sei mani.