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Lun/Ven: 8-20 Sab 8-13 Festivi esclusi

Nessuna intenzione di indorare la pillola: questo sarà un Natale differente. Niente riunioni di famiglia, nessuna nostalgia per l’anno che finisce, niente vacanze fuori o viaggi verso casa dei nonni, persino in Tv le immagini saranno differenti (le piazze vuote, ad esempio), per molti ci saranno preoccupazioni concrete, di salute o economiche. E allora che Natale è se nemmeno a Natale puoi?

La pandemia ci ha costretti all’isolamento, non possiamo stringerci, aver fiducia che non ci facciamo del male. Vi ricordate Edward mani di forbici? È quello della foto sopra, in un disegno della ritrattista Federica Puccio. Si tratta di una favola natalizia, racconta di chi avendo delle forbici al posto delle mani, non poteva avvicinarsi troppo alle persone perché correva il rischio di ferirle. Di fronte alla sua diversità, gli altri si sentivano così minacciati, che fu costretto a restare isolato da tutti, ma ogni anno, a ricordo delle persone amate, faceva cadere la neve. Ecco come loro sapevano che era ancora vivo.

Siamo diventati un po’ tutti Edward mani di forbici, non possiamo toccarci senza minacciarci, in modo invisibile e incontrollabile, allora come riuscire a superare la distanza? O come proteggerci dalle relazioni? Se ci inviamo dei regali, anche questi rischiano la quarantena prima di essere aperti!!! Usiamo le videochiamate ma sappiano che non è la stessa cosa.  

Come possiamo passare queste feste senza pensare che siano la degna conclusione di un anno che nessuno avrebbe immaginato?

Allora cominciamo col pensare a che Natale ci aspettavamo. Qual è il nostro racconto delle solite festività? Soffermiamoci sui dettagli. Ci sono infatti, sicuramente buoni propositi che rispondono alla necessità di riscattarci dalla fatica, ad esempio, “A Natale, vado in montagna, chi c’è c’è, io parto, ho bisogno di staccare la spina!!!” Ancora, vorremmo segnare la differenza rispetto ad alcuni eventi importanti, tipo “Questo Natale sarà speciale, perché ci sei anche tu ora!” Altri pensieri, invece, sono la nostra tradizione: “Senti, anche quest’anno, vigilia a casa dei miei, ovvio!!!” oppure “Quando chiude l’università, me ne torno al mio paese, torno dopo la Befana.” Alcuni dettagli li raccontiamo un po’ annoiati tipo “Mi sa che anche quest’anno, ingrasserò tre chili” oppure “Mi toccheranno i soliti discorsi sul perché non mi sono ancora sposato, come il solito paio di calzettoni rossi.”

Ecco, adesso che ci pensiamo, vorremmo proprio tutto di questo racconto? Ci verrebbe da dire di sì, perché cosa davvero ci manca in questo Natale? La possibilità di farlo, la libertà di scelta, stare insieme, insomma la nostra normalità, che fa la nostra identità, anche se a volte banale. Ma a parte questo bisogno di restare normali, alcuni lamenti perderebbero di sicuro importanza, altre idee si farebbero più forti. Potremmo forse cogliere l’occasione per chiederci davvero se vorremmo cambiare qualcosa dei Natali che verranno, perché verranno, se vorremmo in futuro evitare di stancarci così tanto tra festeggiamenti e regali, se vorremmo scegliere con chi o dove passarlo, se vorremmo essere davvero più liberi e normali. E come possiamo fare fin da adesso, per riuscirci.  

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