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Ogni donna diventa come sua madre. Questa è la sua tragedia.

Nessun uomo diventa come sua madre. Questa è la sua tragedia.

Oscar Wilde 

Il rapporto tra una madre e la sua figlia femmina è segnato da sentimenti sempre contrastanti ed è proprio naturale che sia così. È un corpo a corpo fatto di unione e conflitti, ambivalente e inevitabile. Odio e amore insieme, soprattutto in adolescenza.

Quando nasce, la madre si rapporta a sua figlia piena di aspettative, alcune utili ad uno sviluppo sano, altre meno. Se infatti, sono positive le speranze in un futuro libero e sereno, è più problematica la presenza di alcune fantasie soprattutto se sono inconsapevoli, che tendono a compensare carenze affettive della madre o a realizzare i desideri incompiuti, proiettandoli sulla figlia.

Se la madre si aspetta che la figlia si comporti in un certo modo o raggiunga dei risultati in ambiti che magari alla figlia non interessano, la ragazza può sentirsi non amata per quello che è ma solo per quanto riesce a recitare bene un copione.

La sua autostima ne sarebbe molto danneggiata perché penserebbe di non poter essere interessante in sé. Da qui sentimenti di insicurezza e sensazione di essere inappropriata.

È come se il genitore considerasse sua figlia un prolungamento di sé, tanto da intervenire in ogni sua scelta con la presunzione di sapere quello che è giusto o sbagliato.

Una madre che è votata alla cura della figlia più di quanto sia interessata a se stessa, significa che si sente “più madre che donna”, come se avesse difficoltà a mettere insieme i due ruoli e la presenza di una figlia le rendesse più semplice allontanarsi dal partner. Si comporta come se sapesse tutto, avesse tutto ciò che serve alla figlia per essere felice. Non le lascia spazio di libertà per sbagliare, imparare, provare sulla sua pelle quello che le piace di più, scegliere e desiderare, diventare una persona separata. È una madre che può tutto, cosa vera solo quando ha una neonata tra le braccia che le dipende completamente. Ma una figlia che cresce, inserisce una separazione che potrebbe essere difficile da sopportare.

Costruire una propria identità sarebbe vissuto come un rifiuto e genererebbe conflitto e colpa. Si può aver paura di questa separazione come una perdita irrimediabile. Come può un’adolescente trovare la propria strada se diventare donna significa essere ad un tempo simile e diversa dalla propria madre? Spesso i disturbi che si sviluppano in adolescenza come i problemi delle condotte alimentari, gli attacchi al proprio corpo, l’umore cupo o le dipendenze descrivono una difficoltà che né madre né figlia riescono a raccontarsi.

Sentire dire ad una ragazza che non vorrà mai diventare come sua madre è allora un modo per poter ottenere una identità tutta sua, con il dolore e la colpa di volere assomigliarle ma di dover agire diversamente. Il conflitto è inevitabile e sano e non è detto che una madre non possa anche lei imparare qualcosa e crescere con l’adolescenza di sua figlia.

È una strada alla fine della quale ci saranno due donne, cresciute insieme e vicine in modo nuovo, l’una più giovane che si affaccia alla vita adulta e alla sessualità vedendo nell’altra un riferimento per la maggiore esperienza, l’altra più grande che potrà riscoprirsi donna e non solo mamma, senza entrare in competizione ma considerando il tempo che passa un’età dolce da assaporare.

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