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E’ difficile chiedere aiuto sia farmacologico sia psicologico. La richiesta di sostegno è fortemente minata dalla sensazione di non poter essere aiutati. Alcuni possono però stancarsi del tempo perduto, vogliono cambiare per la propria famiglia o ancora sfidare l’esperto (“ci vado ma tanto non c’è nessuno in grado di potermi aiutare”), ma va bene così, non importa, quello che conta è incominciare.

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Come ha affermato Andrew Solomon, la depressione è un segreto di famiglia, ha a che fare terribilmente con la vergogna e coinvolge chi ne è affetto come chi vive con lui: è brutto mostrare agli altri l’impossibilità di alzarsi dal letto, mangiare e fare una cosa qualsiasi, che può sembrare banale. Si alza allora spesso un muro tra sé e gli altri, per la colpa che si sente per non riuscire ad affrontare la situazione.

La depressione è una trappola che inghiotte, è una foresta oscura, un buco da cui è difficile uscire. Non è tristezza, è assenza di vitalità, è come se mancasse il carburante ad un’auto… ecco, ci si ferma e non si riesce a percorrere la propria strada.

Esistono diverse tipologie di depressione. Normalmente questo termine evoca unicamente l’immagine di una persona che è sdraiata nel letto e non esce di casa. Le cose non stanno proprio così.

Esiste per esempio la depressione ansiosa che si esprime attraverso una sintomatologia fisica (disturbi somatici), una depressione lieve dove l’essere sottotono e la fatica a svolgere le normali attività quotidiane non si traduce in un ritiro sociale ma in una difficoltà emotiva che rende la persona apatica e distante dalle situazioni e dagli eventi. Per alcune persone la depressione lieve viene combattuta attraverso comportamenti di dipendenza, come abuso di alcol e sostanze.

Nella depressione grave invece c’è un quadro di sintomi gravi, come per esempio pensieri suicidari, inappetenza, sintomi dissociativi.

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